TOR2 - Via Maffi 112 - Sesto San Giovanni (MI)

 

La costruzione della seconda casa, la TOR 2 (e successivamente la TOR 2 bis) inizia nel 1966, con l'acquisizione del terreno, con alle spalle un certo senso di "potenza" per i risultati già ottenuti, con molte aspettative anche rispetto alla possibilità di determinare scelte qualificate in un quartiere, quello ottenuto con la convenzione De' Gatti (37 BIS) che si profila a forte componente cooperativa. Sembrava, allora, che molti dei problemi incontrati nella costruzione della prima casa fossero definitivamente superati e comunque facilmente superabili, data la situazione che si presentava più felice. Sembravano, ad esempio, possibili, operazioni quali il progettare strutture comuni tra le cooperative presenti nel quartiere e nel lotto di terreno della convenzione De' Gatti (ad esempio l'impianto unico di riscaldamento, un garage sotterraneo comune a tutti gli stabili, ecc.) così come non sembrava impossibile arrivare ad un progetto tipo di stabile valido per tutte le cooperative. Queste operazioni, oltre che positive rispetto ad un assetto territoriale più omogeneo, avrebbero anche comportato dei risparmi notevoli.

Ci si sentiva forti, sia economicamente che

come patrimonio acquisito di esperienze.
Molte di queste aspettative caddero presto, altre riuscirono a diventare realtà ma in tempi molto più lunghi del previsto.
Quella che doveva essere una storia felice, è in effetti la parte di storia più tormentata della cooperativa Nuova Torretta.
A renderla tale influirono certamente le difficoltà emergenti di carattere economico, sia a causa di un periodo di congiuntura economica sfavorevole, sia per il fatto che la Cooperativa, per dei motivi più che validi, decise di acquistare anche un pezzo di terreno

adiacente dopo la rinuncia di un'altra cooperativa e di costruire, contemporaneamente, due edifici. Questa scelta permetteva di sfruttare un progetto per due costruzioni, oltre che di realizzare un prodotto più qualificato sia come sfruttamento della superficie, sia come risultato estetico della facciata. Nella realtà, la cooperativa dovette far fronte anche a un doppio impegno finanziario, confidando soprattutto su un risparmio sociale e sulle prenotazioni degli alloggi che, invece, tardarono ad arrivare.
Ma c'erano altri problemi rispetto alle scelte da compiere, divergenze che riuscirono anche a dividere il Consiglio di Amministrazione.
Un senso di grossa delusione, ad esempio, per l'impossibilità di arrivare a un accordo con le altre cooperative su quel progetto unitario che se realizzato sarebbe stato certamente un grosso risultato politico, sociale ed economico.
Perché non si riuscì a trovare un accordo tra le Cooperative? Intanto perché le cooperative interessate alla convenzione De' Gatti erano molto diverse tra di loro, sia come storia che come struttura organizzativa: cooperative "rosse" e "bianche", per intenderci, a proprietà divisa e indivisa, quindi usufruenti di contributi diversi, ciascuno legato a vincoli specifici. Cooperative con una differente

storia alle spalle, con un diverso modo di concepire la socialità e quindi a realizzare le strutture occorrenti.
Neppure con la XXV Aprile, la cooperativa più vicina alla Torretta, idealmente e fisicamente, si riuscì, malgrado i ripetuti tentativi, a realizzare una struttura unica, un edificio dello stesso modello. Su un solo punto si riuscì ad operare insieme alla XXV Aprile: nella destinazione, e poi allestimento, di una parte dello stabile, da adibire a scuola per il Comune di Sesto. Una scelta qualificata, che in quel momento di forte espansione della scolarità dava una mano all'Ente Locale mentre assicurava alle due cooperative la locazione, per un lungo periodo di tempo, di una porzione di stabile altrimenti difficile da collocare.
Un'utopia, abbandonata per tempo, fu quella di pensare che si sarebbe riusciti a condizionare la crescita di un quartiere nuovo verso una dimensione più umana, grazie alla presenza di molte cooperative. Un'utopia caduta presto, così come presto era stato accantonato il progetto di piano regofatore dell'Arch. Bottoni che presentava modelli abitativi e residenziali molto avanzati.
Non si può comunque negare che la presenza di molte cooperative ha contribuito a creare un'oasi di socialità. Una presenza che, in tempi più lunghi, si nota nella partecipazione di famiglie giovani alla vita sociale del quartiere, al movimento dei genitori nelle scuole, al movimento associativo nel suo insieme.
Ma questa è già la storia della TOR 3.